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Cittadinanza Italiana per Discendenza: Sollevata questione di Legittimità Costituzionale del D.L. 36/2025 dai Tribunali di Torino e Napoli

La recente riforma delle leggi sulla cittadinanza italiana ha scatenato un considerevole dibattito giuridico.

I giudici civili di Torino e Napoli hanno deciso di sospendere i procedimenti pendenti e sollevare una questione di legittimità alla Corte Costituzionale, contestando la costituzionalità dell’articolo 3-bis della Legge n. 74/2025. I Tribunali in persona dei magistrati investiti della causa hanno sollevato dubbi sulla possibile incompatibilità della norma con i principi fondamentali sanciti dalla Costituzione italiana.

Questo sviluppo giuridico conferma le serie preoccupazioni espresse da numerosi professionisti legali e osservatori: la nuova legge sulla cittadinanza italiana appare viziata, ingiusta e potenzialmente in violazione dei diritti fondamentali delle persone di origine italiana residenti all’estero.

Il tentativo del governo di limitare, attraverso la legislazione – e persino per decreto – il diritto alla cittadinanza per i discendenti degli emigranti italiani rappresenta un cambiamento significativo e preoccupante. Ciò mina l’identità storica e culturale dell’Italia, una nazione profondamente segnata dai fenomeni migratori.

Dal 1876, quasi 40 milioni di italiani hanno lasciato il paese in cerca di migliori opportunità, portando con sé lingua, cultura e senso di appartenenza. Negare oggi la cittadinanza ai figli e nipoti di quegli emigranti significa recidere un legame storico e umano che ha reso l’Italia una nazione globale.

Cosa dice la decisione del Tribunale di Torino?

Nella sentenza, il giudice Fabrizio Alessandria del Tribunale di Torino ha deciso di rimettere alla Corte Costituzionale la questione sollevata dalle parti riguardo alla validità della nuova legge 74/2025. Il regolamento ha introdotto l’articolo 3-bis nella legge 91/1992, limitando il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza a coloro che non hanno presentato domanda entro il 27 marzo 2025.

Il caso riguarda richiedenti nati in Venezuela, discendenti di italiani, la cui pratica è stata presentata dopo l’entrata in vigore della nuova legislazione.

Durante il procedimento, i ricorrenti hanno sostenuto che la nuova normativa ha effetto retroattivo e costituisce una “revoca implicita della cittadinanza”, in quanto colpisce individui che già godevano di diritti acquisiti. Hanno inoltre sostenuto che la disposizione viola i principi costituzionali di uguaglianza, certezza del diritto e tutela dei diritti acquisiti, previsti dagli articoli 2, 3 e 117 della Costituzione italiana.

Gli avvocati hanno anche evidenziato l’incompatibilità della normativa con i trattati internazionali firmati dall’Italia, quali:

  • Articolo 9 del Trattato sull’Unione Europea
  • Articolo 20 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea
  • Articolo 15 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
  • Articolo 3 del Quarto Protocollo alla Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo

La costituzionalità della nuova legislazione sarà ora esaminata dalla Corte Costituzionale, a seguito dell’ammissibilità della questione sollevata dal Tribunale di Torino. Puoi leggere qui l’approfondimento.

Perché la nuova Legge 74/2025 sulla Cittadinanza Italiana è stata impugnata

Al centro del dibattito c’è l’effetto retroattivo che la nuova legge potrebbe avere. Secondo i tribunali, impedire a individui che precedentemente soddisfacevano i requisiti di presentare ora domanda potrebbe violare diritti già consolidati. A questo riguardo, sono stati sollevati seri dubbi sulla compatibilità della nuova legge con diversi principi costituzionali:

  • Uguaglianza davanti alla legge: per aver trattato i richiedenti diversamente in base alla data di presentazione della domanda, creando una discriminazione arbitraria.
  • Ragionevolezza legislativa: per aver imposto criteri che appaiono scollegati dagli obiettivi legittimi perseguiti dalla legge.
  • Tutela dei diritti acquisiti: una garanzia giuridica che impedisce modifiche retroattive a situazioni già consolidate.
  • Certezza del diritto e legittimo affidamento: pilastri essenziali dello stato di diritto che richiedono stabilità e prevedibilità nel sistema giuridico.

Alla luce di queste questioni, entrambi i tribunali hanno concluso che emettere una sentenza sarebbe prematuro e giuridicamente scorretto prima che la Corte Costituzionale si sia espressa sulla disposizione contestata.

Si attende una pronuncia della Corte Costituzionale nei prossimi mesi. La sua decisione potrebbe avere conseguenze di vasta portata, non solo per i casi presentati dai tribunali di Torino e Napoli, ma anche per potenzialmente centinaia di casi simili in tutta Italia. Inoltre, potrebbe portare a una più ampia riconsiderazione della leggge 74/2025 recentemente emanata.

Giugno 2025 – Seguiranno ulteriori aggiornamenti.

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